lunedì 14 gennaio 2013

Il silenzio assordante di un sacrificio... chi lo sente?

Il nuovo anno si è aperto con una speranza in meno, una collega in meno. Di solito si leggono i messaggi di cordoglio sulle liste di gruppi di geologi quando qualche professore conosciuto, rispettato, si spegne ma questa volta a parte qualche riga nella cronaca locale e nazionale la perdita passa quasi inosservata, travolta dalle cronache di un mondo che sembra danzare sul precipizio.
Ebbene il nuovo anno è finito ancora prima di iniziare per una nostra giovane collega, sopraffatta forse dalla delusione dei tanti sacrifici fatti che non portano frutto. Da quello che si legge era una persona che era stata all’estero godendo di una borsa di studio, una persona di cui non potremo scoprire le potenzialità perché il nostro sistema sociale non premia ma ti costringe ad accettare il compromesso al ribasso con le tue idee e competenze. Il suo gesto estremo è stato causato dalla delusione, dall’amarezza di non riuscire a trovare lavoro nonostante le sue capacità e i titoli acquisiti (http://www.vip.it/recanati-giovane-geologa-di-34-anni-si-suicida-perche-non-trova-lavoro/).
Ho ragionato molto prima di scrivere qualcosa su questo fatto perché il rischio di sembrare retorici è alto, e a volte ci vuole il giusto tempo del silenzio e questa morte di una persona nostra coetanea e collega ci spinge a non girare la testa e fare spallucce, pensando “tanto noi all’estero non ci siamo andati…”. Quanti di noi, pensando alla propria condizione, dopo tutti i sacrifici fatti insieme alla propria famiglia si chiedono se ne sia valsa la pena di laurearsi?

ITALY ECONOMY An unidentified protester holds a sign "Jobless without welfare" outside the Assolombarda annual assembly in Milan, Italy, Monday June 3, 2002. (AP Photo/Antonio Calanni) AP
So che il suicidio non è la soluzione, anche se agli occhi di chi lo attua è a volte l’unico modo per dare un grido di aiuto. Un grido che oltre a causare sgomento non ha prodotto nulla di più.
A tanto siamo arrivati nell’ubriacatura mediatica? A tanto il nostro intelletto “illuminato” arriva? A mettere un mi piace, a condividere un “evento” al quale non parteciperemo?
Siamo diventati spettatori delle nostre tragedie, vinti dalla disperazione quotidiana di chi non riesce a trovare una collocazione sul mercato, perché troppo giovane, troppo vecchio, troppo laureato o troppo ignorante, ma forse la realtà tragica è perchè troppo italiano... Oggi il 37 percento dei giovani NON LAVORA o lo fa a nero, il resto studia, fa stage, lavora o semplicemente ha smesso di cercare lavoro.
In questo fatto tragico di cronaca si innestano diversi problemi, la disoccupazione giovanile che nel caso delle donne raggiunge punte anche del 50%, lo stato che non premia il merito, dove vai avanti solo con le raccomandazioni e la corruzione, l’impossibilità di trovare una collocazione seria che permetta di “sopravvivere” e soprattutto l’essere sottoposto a particolari tipologie di contratto dalle sigle più astruse che ti insegnano ad abbassare la testa anche dinanzi a ingiustizie pur di tirare a campare. (Dove non si conosce diritto alla salute, alla famiglia, ma solo il dovere di fare profitto per qualcun altro e tacere.)

Siamo una generazione che non vedrà la pensione né il welfare di cui godono coloro i quali ci hanno impoverito e insegnato che sognare è "giusto" ed è meglio andare a lavorare da MC Donald con la laurea che andare alle scuole tecniche e imparare un mestiere! Tutti al liceo, lo status symbol dei genitori! Tutti a parcheggio sociale all’università…! “Ci sono tanti lavori che i giovani non vogliono fare…” è l’accusa di qualcuno, “i giovani non si sporcano le mani…” dice qualche altro nobile intellettuale. Per 20 anni avete cresciuto e pasciuto una generazione stordendola di sogni, non parlo di calciatori e veline, mi riferisco a professori, ricercatori, professionisti e manager, oggi dite a queste persone che le loro idee sul futuro sono sbagliate, che hanno sacrificato amici, fidanzati vacanze, tempo libero, famiglia e SOLDI per andare a vendere hamburger da Mc Donald che assumerà personale nei prossimi 3 anni??? Oppure andare a lavorare sottopagato per mantenersi l’affitto in una grande città?

Siamo al ridicolo di un paese che ripropone facce, schemi e lobby che ci hanno portato sul lastrico economico e culturale.
Ma la domanda che mi pongo oggi, adesso, è noi giovani di ogni ordine e grado che facciamo? Accettiamo che continuino a giocare a dadi sulle nostre teste? Accetteremo che così è l’andazzo e quindi si salvi chi può? E noi geologi, giovani e non, accetteremo che in un paese ad alto rischio sismico, idrogeologico e vulcanico abbiano voce in capitolo i “poteri forti” e non le necessità di una società che conviva in maniera sostenibile insieme all’ambiente?
Ogni giorno che passa ci chiudiamo nel nostro “particulare”, nel nostro parterre di problemi senza trovare nessuno, nè gruppi politici, nè associazioni, niente e perdiamo di vista il fatto che altre persone vivono la nostra stessa condizione, altre persone soffrono lo stesso sommovimento personale, ed ogni giorno di più ci frammentiamo in una serie di rivoli che vengono drenati dal tram tram quotidiano, ed è lì che veniamo colti nella nostra impotente solitudine, ora dal "padrone" di turno, ora dalla rabbia, ora dalla disperazione. Non posso personalmente girare la testa, far finta di nulla, vorrei che la riflessione su questo fatto di cronaca che CI TOCCA DA VICINO E NEL PROFONDO fosse davvero corale.
Abbiamo gli strumenti per dialogare anche senza stare nello stesso posto, abbiamo i mezzi culturali e intellettuali per far sentire la voce di tutti, facciamolo, al di là dei particolarismi. Noi il nostro gruppo, la nostra categoria siamo la società civile, siamo cittadini che vogliono vivere e non farsi soffocare dai miasmi di questa società ormai putrescente!
 
Mi dispiace per questa perdita perché è l’indice di un malessere profondo che prende tutti noi senza esclusioni, ho tanti amici che lavoricchiano a rimborso spese e altri che arrangiano, ne ho uno che s’è messo a fare il sommelier perché tanto da geologo non si faceva nulla. Ho saputo di alcuni emigrati da Napoli per fare i falegnami in qualche regione al nord. Quale paese serio bandisce un concorso e dopo 7 mesi non fa firmare un contratto? Forse non lo è e la soluzione è abbandonare questo paese come milioni di meridionali lasciarono le loro case e diventare "terroni"? Quale paese intelligente spende decine di migliaia di euro per la formazione di persone altamente specializzate per farle poi espatriare?
Non esiste una ricetta o una bacchetta magica, ma le soluzioni nascono dal confronto di idee, dal dialogo, come sempre io sono aperto a questo e spero lo siate anche voi.
Basta con il silenzio è il momento di FARE RUMORE!

Ciro Manzo

lunedì 7 gennaio 2013